Cos'è la "Nuova via della seta"? Perché è importante? Quali saranno le opportunità e i benefici per le aziende italiane?
La via della seta risale ai tempi del commercio tra l'impero Romano e quello Cinese. La via della seta è l'insieme di itinerari terrestri, marittimi e fluviali di circa 8000 km. Il nome, "via della seta" apparve nel 1877 quando il geografo tedesco Ferdinand von Richthofen, nell'introduzione del libro Diari dalla Cina, nominò per la prima volta la via della seta.
La via della seta attraversava l'Asia centrale e il Medio Oriente, collegando la Cina all'Asia Minore e al Mediterraneo. Le sue diramazioni si estendevano a est sino alla Corea e al Giappone e a Sud fino all'India.
Oggi la "Nuova via della seta (Belt and Road initiative), promossa dal governo Cinese di Pechino, rappresenta il più vasto piano di investimenti per infrastrutture con cui la Cina vuole tagliare le distanze con Europa, Asia centrale e Africa.
Annunciata nel 2013, la nuova via della seta consiste in sei corridoi di collegamento che ripercorre le antiche rotte commerciali. Come quelle percorse da Marco Polo. Il primo corridoio attraversa Mongolia e Russia. Un altro raggiunge la Germania attraverso l’Asia centrale e si snoda in tre reti verso Turchia, Pakistan e Indocina. Una altra via collega Cina, Myanmar, India e Bangladesh. In aggiunta c’è la rotta che dal mare cinese meridionale tocca l’India e si dirama verso Africa e Mediterraneo.
Dall'inizio Pechino ha finanziato 173 progetti in 45 paesi. Dalla strada veloce nel porto di Gwadar, Pakistan, 130 milioni di dollari da completare entro il 2020, alla ferrovia Dhaka-Jessore, Bangladesh, per 3,4 miliardi di dollari. Fino alle autostrade del Montenegro. Negli anni, però, Pechino ha cambiato i connotati della nuova via della seta, includendo anche l’America latina e l’Artico. Trasformando un piano di infrastrutture in un programma geopolitico. Qualcosa di molto più grande, affinato nel tempo. “La Belt and road initiative è stata annunciata in due sessioni e costruita in due momenti non unitari, con il lancio a un evento internazionale nel 2017”, spiega Filippo Fasulo, coordinatore scientifico del centro studi per l’impresa della Fondazione Italia-Cina.
Il ruolo dell'Italia
Nell'ultimo periodo anche il governo italiano ha approfondito le intenzioni di Pechino con due missioni ufficiali. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha disposto accordi per Cassa depositi e prestiti, Fincantieri, Snam e Intesa San Paolo, mentre la Banca d’Italia ha accolto la valuta Cinese nel portafoglio di valute su cui investire. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, ha guidato la seconda missione, dopo aver creato una task force ad hoc per i rapporti commerciali con la Cina. Obiettivo: attrarre più investimenti e non solo acquisizioni. Una politica in linea con quella del precedente esecutivo e di recente tradotta in pratica dall’accordo tra l’Istituto per il commercio estero e il gigante cinese dell’ecommerce Alibaba per creare una vetrina per il made in Italy sul portale.
Geraci ha anche sondato la possibilità di trovare in Cina un partner per il rilancio di Alitalia, con una quota del 49%. Tra gli scopi del suo ufficio, c’è anche quello di “aiutare le imprese italiane ad agganciare i programmi di investimenti cinesi finanziati dalla Belt and road initiative”.
In conclusione la Nuova via della Seta offre sicuramente maggiori possibilità di intraprendere o rafforzare i rapporti commerciali con i partner Cinesi, la Eurobaires è socio-fondatore di Italiainnova e assiste le aziende italiane nei processi di internazionalizzazione, contatta il nostro staff per valutare le opportunità di business in Cina.