IL SOGNO AMERICANO ORA E’ LA CINA

Il numero dei nostri connazionali a Pechino e dintorni è triplicato.

Napoleone nel 1816 lanciò una profezia: «Quando la Cina si sveglierà il mondo tremerà». La notizia non è che la profezia, poi ripresa anche da Lenin, si è avverata (questa è una notizia ormai datata). Sempre più italiani decidono di fare le valigie e cavalcare il sogno economico cinese.

Secondo infatti uno studio della Fondazione Migrantes (promossa dalla Cei) i cittadini italiani residenti fuori dei confini nazionali sono più di 4 milioni, il 7,3% degli italiani residenti in Italia. Ma la novità è che l'emigrazione si sta spostando prepotentemente verso l'Asia, che negli ultimi 3 anni è stata la via di fuga più scelta dagli italiani.

Il Paese maggiormente interessato da questi spostamenti è la Cina, la popolazione italiana residente in Cina nel 2013 è, infatti, triplicata rispetto al 2006 (+239%), con un picco di trasferimenti nel 2009 (+25%).

Per un numero crescente di persone l'antidoto alla disoccupazione italiana è la fuga all’Estero. Inutile dire che sono i giovani quelli più colpiti dal triste fenomeno: dall'ultimo rapporto pubblicato da Excelsior-Unioncamere, relativamente alle previsioni di assunzioni lavorative dell'ultimo trimestre (aprile-giugno 2013) risulta diminuita proprio la quota di laureati che hanno trovato un impiego. Al contrario, su questo tanto ambito titolo di studio, sembra vincere a mani basse il diploma.

Sono sempre di più i «cinesi di ritorno», ossia quelli nati o cresciuti in Italia, ma che una volta acquisiti prestigiosi titoli di studio nel nostro Paese cercano fortuna in Cina, con laurea italiana in bella mostra che lì funziona davvero.

Ma ciò che conta è il basso costo della vita, per un affitto mensile dignitoso in Cina bastano 200euro al mese, la spesa di un pasto medio è meno di 4 euro. E i prezzi dei trasporti sono bassissimi.

La Cina è davvero riuscita a prendere il posto delle note mete paradisiache dei giovani laureati italiani da sempre affascinati dalla Silicon Valley Californiana.

Fonte: IlGiornale